Un viaggio insolito e meraviglioso. Salento

Una vacanza in Salento può essere piena di sorprese, oltre alle vedute e meraviglie degne di rientrare tra le più belle del mondo, non è affatto assurdo che in Salento si possano fare più viaggi in uno.
Tra i tanti possibili “meandri” ed angoli e luoghi, potreste incappare in un Cappellaio Matto, in un coniglio bianco, divenire parte di una fiaba e percorrere, come Alice, un mondo onirico e strano e sfaccettato.

A me è capitato di vivere situazioni strane e bellissime, alcune più avventurose, altre a stretto contatto con l’immensità della natura, quella bellezza dinanzi alla quale il respiro e il battito cardiaco si assestano, tutto è silenzio e solennità.

Un viaggio che rimane dentro come una fotografia i cui colori sembrano ignari del tempo, fissi come se fosse stata applicata una particolare protezione, inattaccabili.

Giunsi in terra salentina nell’estate del 2010, poco più di un anno fa.
Eravamo un gruppetto di amici e decidemmo poco tempo prima di destinare lì la nostra fetta di estate, sicuri che avremmo trovato ciò che cercavamo, bel mare, relax e divertimento.
In tanti ci avevano ben parlato del Salento, chi ci era stato, chi a sua volta aveva sentito dire da altri, un “buzz” che ronzava positivo ed allettante. Insomma, le recensioni che ci erano giunte erano niente male.
Girammo su Internet e vagliammo per un appartamento in Salento , cercando una collocazione che fosse il più centrale possibile, che consentisse di rilassarsi e godere della vacanza senza troppi stress.
La città è stress noi cercavamo qualcosa che fosse del tutto anti-stress.

Le soluzioni non mancano, basti pensare ai B&B che compaiono numerosi nella ricerca sui motori di ricerca, basta trovare quel che fa al caso del vacanziere o vacanzieri.

Il nostro giro partì da Gallipoli, dove stazionavamo.
Gallipoli, “città bella”, nota per la sua movida e la sua lunga schiera di stabilimenti balneari, dove al mattino fare un bel tuffo e alla sera ballare sorseggiando un buon cocktail con il rumore o la quiete invidiabile del mare.
Punta della suina, tra i posti più belli che abbiamo avuto il piacere di vedere, il fascino selvaggio di una natura incontaminata, tra ginepro e mirto, la flora di un luogo dai profumi intensi si tinteggia dell’azzurro del rosmarino e del bianco del giglio selvatico.
Due splendide spiagge sono attrezzate con ombrelloni, lettini, sdraio, piccole insenature naturali dove si collocano i comodi ombrelloni a palmizio.
Una terrazza-bar regala uno splendido panorama sulla Baia di Gallipoli, la musica allieta e spazia da selezioni Soft Sound, al Jazz e contaminazioni Soul e RB sino alle più diverse musiche dal mondo.
Questo splendido scenario è stato scelto anche per una scena del film di Ferzan OzpeteckMine vaganti”.

Da qui abbiam fatto capolino in un altro gioiello della costa ionica, Porto Selvaggio.
Nel 2007, ho letto, è stato inserito dal Fondo Ambientale Italiano (FAI) nell’elenco dei “100 luoghi da salvare”.
Un Parco naturale regionale di Puglia che comprende  il “Porto Selvaggio-Torre Uluzzo” e la Palude del capitano.
La costa è rocciosa e caratterizzata da pinete e macchia mediterranea. Una lunga spiaggia rocciosa immersa in uno scenario incontaminato e vergine, orlata da una fitta vegetazione e macchia mediterranea. Un mare bellissimo, cristallino, trasparente con sfumature dal turchese al blu cobalto, i fondali ricchissimi di flora e fauna.
Nel tratto tra Torre dell’Alto e Torre Uluzzo non esiste alcuna infrastruttura, ciò accentua la natura selvaggia e suggestiva dell’area.
Raggiungere la spiaggetta rocciosa non è del tutto semplice, ma questa è l’avventura di cui parlavo, è, infatti, necessario camminare per un lungo tratto a piedi.
Le soluzioni sono due, su suggerimento di persone del posto è molto più suggestivo il percorso, sebbene più faticoso, da Santa Caterina.
Qui, giunti fino alla rupe di Torre dell’Alto occorre proseguire lungo una mulattiera in cattive condizioni, ma è un vero spettacolo ciò che vi si apre dinanzi questa torre che immensa troneggia sul mare, una veduta di grande effetto sull’immenso.
Altra soluzione è quella di intraprendere un sentiero da Torre Uluzzo.

Non dimentichiamo che tra Porto Selvaggio e Gallipoli vi sono tratti di costa frastagliata, Santa Caterina, Santa Maria al Bagno, e porzioni di dune e spiagge e pinete e mare splendido, le marine di Lido Conchiglie e Rivabella.
In questa fetta mediana di costa, si incrociano le “Quattro Colonne”, si stagliano maestose nel cielo e nelle splendide giornate di sole si riflettono nel mare.
I poderosi torrioni che si vedono sono i resti di una solida fortezza costruita nel 1600 per difendere le coste salentine dalle incursioni dei saraceni; e la “Montagna Spaccata”, così chiamata dalla gente del posto perché è visibile come la strada divide in due il monte.
Da questo punto della Costa è possibile ammirare un mare veramente cristallino di un blu intenso.
Sempre in questa zona, vi venisse voglia di mangiare del pesce a poco costo potreste fermarvi sul lungomare di Lido Conchiglie presso il mitico “Scapricciatiello”, qui un servizio ed arredo molto spartano, con posate di plastica, vi dà in cambio la possibilità di mangiar bene spendendo molto poco e a pochi metri dal mare, giusto due metri.

Dopo questa meravigliosa tratta, che è valsa più tuffi e vedute splendide, nonché un felice, allegro, spartano e poco costoso cibarsi, si procede verso Lecce.
I giramondo di Tripadvisor sembra che l’abbiano decretata la città più bella di Puglia, un onore considerato il peso che ha un giudizio espresso dalla grande, se non più rinomata, community di viaggiatori.
Il suo centro storico con guglie, portali, chiese, monumenti e abitazioni fanno ammirare e rimirare la “Signora del Barocco”.
La più rilevante testimonianza romana è costituita dal Teatro e dall’Anfiteatro. Il Duomo di Lecce, dà il nome alla piazza, è solo uno dei monumenti presenti, qui vi si trovano il Campanile, i Palazzi del Vescovado e del Seminario, l’intero complesso rende questa una delle piazze più belle, noi tutti, io ed i miei amici, abbiamo all’unanime pensato fosse uno spettacolo degno del Bel Paese.
Lecce, con la sua Piazza Sant’Oronzo e le Chiese ed il barocco, così sontuoso e sorprendente, ci ha davvero ammaliato, vi consigliamo di vedere la Basilica di Santa Croce, il suo Rosone, sulla facciata, è tale da essere assurto a simbolo del Salento per la meravigliosa bellezza.
Abbiamo qui degustato il possibile e fatto scorta di bontà per perpetuare nel tempo e portar via quei tesori di culinaria.
Le friselle (pane tostato e biscottato), il rustico leccese (dischi di pasta sfoglia ripieni di mozzarella, besciamella, pomodoro, pepe e noce moscata), la puccia (pane di grano duro con olive nere, attenti ai noccioli!), il pasticciotto leccese.
Abbiamo bevuto Negramaro, Salice Salentino, Primitivo di Manduria.

Arrivo al punto clou, quello che poi si ricollega al viaggio onirico, strano e bizzarro che Alice si trova a vivere, e che noi nel nostro piccolo abbiamo vissuto, Luis Carrol e le sue “allucinazioni” avevano intaccato anche noi.
Abbiamo fatto tappa a Guagnano, dove vive la Libellula del sud, Vincent Brunetti.
Un pittore, artista a tutto tondo, che ha eretto una casa che non è una casa, ma un eremo che spicca tra le campagne salentine. Oltrepassato un passaggio a livello, sembra di entrare in un’altra dimensione, si nota sin da subito quello che a prima vista vi sembrerà un cantiere aperto.
Qui ritroverete di tutto, colori, mattoni, oggettistica viaria, statue, viuzze, Viale della Libertà o Salita dei Girasoli. Lui vi aspetta a qualsiasi ora, nel suo ambiente di lavoro dove dipinge ascoltando musica dance ad alto volume. Nella galleria espositiva troverete leoni con il trono, il “Peace and Love”, un messaggio di contorno che si ripete come monito. Parlate con l’artista, il suo senso di libertà di una vita fuori da schemi e canali, vi sorprenderà.

Ci siamo diretti ad Otranto, un borgo antico sopravissuto alle burrasche del tempo e che oggi conserva quel che era: una fitta rete di stradine, costruzioni antiche risalenti a varie epoche, vicoletti che si inerpicano fino a confluire al Castello Aragonese, il prezioso porto turistico, graziosi negozietti che esaltano le tipicità artigianali del territorio e regalano all’occhio curioso del turista opere d’arte in cartapesta e pietra leccese.
Da vedere i Laghi Alimini, una zona costiera che si sviluppa a ridosso di due bacini, patrimonio naturalistico del Salento.
La costa di Otranto inoltre ripropone variegati paesaggi: selvaggi dirupi, baie mozzafiato, lidi sabbiosi e dorati. Una citazione a parte va alla Baia dei Turchi, paradisiaca caletta che si svela dopo un tragitto in pineta.
Sempre ad Otranto, altro spettacolo che ha dell’incredibile, è un’ex cava di Bauxite. Se credevate di voler fare una missione su Marte, non c’è bisogno di prendere una navicella e sorvolare gli astri e i satelliti, andate ad Otranto.
A Sud-Est di Otranto godrete di un paesaggio surreale ed alieno, il rosso intenso delle collinette, residuo degli scavi per l’estrazione della bauxite contrasta con la vegetazione ed  il mare sullo sfondo. Un paesaggio che ricorda moltissimo la formazione rocciosa australiana di Uluru (detta anche Ayers Rock).
Al centro del ‘cratere’ generato dagli scavi si è formato un laghetto verde del diametro di un centinaio di metri, oggi popolato principalmente da rane e girini.

“Quante cose da raccontare…” concludo con un tuffo che ho visto fare ad altri nel blu cobalto del mare, devo dire che, pur non essendo io a fare il tuffo, la cosa mi ha comunque scosso, adrenalinicamente parlando.
A pochi chilometri da Santa Maria di Leuca, precisamente a Gagliano del Capo vi è il noto Ponte del Ciolo, un canyon profondo scavato dalle acque meteoritiche nel corso dei secoli.
Il nome deriva dal dialetto salentino, dove con Ciole si intendevano la gazze ladre che fino a poco tempo fa abitavano numerose questi posti.
Il luogo negli ultimi tempi è divenuto di particolare attrazione, sia dal punto di vista culturale che ludico. Infatti, l’alto costone roccioso presenta numerose grotte dove sono stati rinvenuti ritrovamenti fossili e ceramici neolitici e paleolitici: nella Grotta delle Prazziche sono stati rivenuti manufatti del periodo litico e resti di fauna rifacenti a rinoceronti.
Dalla sommità del costone, i ragazzi si divertono a tuffarsi nelle acque cristalline per un totale di36 metri di altezza.

Spero che la voglia di fare un viaggio, che ne racchiude più d’uno al suo interno, vi conduca nel Salento di cui conservo una vivida immagine e dove credo di ritornare quanto prima…

 

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