Di Lucrezia e Osvaldo, Barbara e Alfonso
” Questa è la Birmania e sarà diversa da ogni altra terra che tu possa aver conosciuto e amato…perché ti renderai conto che la Birmania è sempre stata inconsciamente amata ancora prima di essere da noi ammirata e compresa “ ( Rudyard Kipling – Letters from the East ; 1898)
Quale migliore inizio per descrivere l’emozione provata durante il nostro viaggio nel leggendario Myanmar, di cui ne portiamo indelebile, nella memoria e nel cuore, il fascino, l’armonia, la spiritualità e la varietà dei suoi paesaggi e anime di questo paese meraviglioso, decantato da scrittori e da chiunque ha visto e fatta sua la Birmania come parte del proprio cammino di conoscenza. Io (Lucrezia ) e il mio compagno, assieme ai nostri amici Barbara e Alfonso, siamo partiti da Milano destinazione Yangon, l’11 gennaio di questo anno e siamo rientrati al 25 dello stesso mese. Il viaggio ci è stato organizzato da Manuel , del tour operator Mundo Escondido di Udine , dopo vari consigli da parte da parte di alcuni nostri amici che hanno già viaggiato con questo operatore. L’organizzazione è stata ineccepibile e con un prezzo non solo competitivo rispetto ad altri ma anche rispecchiante la qualità sia dei servizi che del risultato finale del viaggio. Abbiamo fatto un tour completo del Myanmar, da sud a nord, dove abbiamo colto le diverse sfumature di questo Paese. Non abbiamo scelto un tour di gruppo ma individuale solo per noi quattro e la scelta è stata ripagata con un bellissimo itinerario che ci ha immerso completamente nello spirito , nelle tradizioni e nelle peculiarità del Paese ” dei mille Buddha “. Prima della partenza , Manuel ci aveva assicurato di andare a occhi chiusi e che saremo stati seguiti e riveriti dall’ inizio alla fine del nostro viaggio….e ha avuto ragione ! coccolati e accolti a braccia aperte ogni singolo minuto, come fossimo stati parte della loro grande famiglia che è il popolo myanma. Il nostro itinerario è iniziato da Yangon , la elegante e frizzante capitale delle Indie, dopo la decadenza di Calcutta. Al nostro arrivo la nostra bravissima guida parlante italiano, la giovane Thein Thein, oltre ai luoghi d’obbligo della città, come le pagode Shwedagon , Chauktatgyi , i mercati tradizionali , ci ha fatto scoprire anche angoli poco conosciuti, ugualmente carichi di fascino, come la Cattedrale di St. Mary, il quartiere indiano e il mercato del pesce, nel borgo islamico di San Pya. Dopo Yangon siamo giunti a Bagan, la piana archeologica più maestosa del bacino indo – siamese. Lo stupore nel vedere migliaia di pagode stagliarsi al orizzonte ti rende, come diceva Terzani ” orgoglioso di appartenere alla razza umana “… sito archeologico bellissimo, quasi fosse stato progettato e dipinto da divina mano di un pittore chiamato Buddha….immagine della devozione secolare di questo angolo di Mondo. Il giorno seguente da Bagan ci siamo diretti al monte Popa , il Daung Kalat in lingua shan , popolati dai 26 spiriti guardiani detti Nat, secondo la tradizione del luogo e al pregevole monastero di legno di Yoqeson , nel borgo palau di Salay. Tappa successiva è stata Mandalay , raggiunta non con un volo interno, ma con una emozionante anche se lunga ma doverosa crociera in battello lungo il possente Irrawady, che ci ha fatto ammirare dei paesaggi davvero indelebili per colori e orizzonti sospesi fra il presente e una dimensione arcaica e rurale. In serata siamo arrivati , dopo circa sette ore di viaggio fluviale , a Mandalay, la vecchia capitale imperiale shan. La città vanta sicuramente un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto , anche grazie alla sua atmosfera sonnolenta e frenetica allo stesso tempo, che le danno un fascino diverso ma ugualmente vibrante rispetto alla vittoriana e raffinata Yangon. Nella città abbiamo trascorso due notti, in quanto una giornata la abbiamo dedicata ai siti reali delle cittadelle di Mingun , con le splendide pagode riflesso del monte Meru e della filosofia theravada , Sagaing con le cupole e i Buddha di oro e lacca della graziosa Umin Thonze, una delle pagode piu grandi e importanti della cultura shan e bamar del bacino occidentale del Irrawady e ai remoti Innwa, la leggendaria capitale dei re – eremiti di Ava , per concludere ad Amarapura e al suo ponte di tek, a U Bein, il più lungo del Mondo. Salutata Mandalay ,altro volo interno, destinazione Kalaw, la città in stile britannico punteggiata da chalet e case in legni che sorgono qua e la fra i boschi di conifere, le lussureggianti terrazze di aranci e cardamomo e i dolci declivi montuosi . Prima dell’arrivo ci siamo concessi una sosta ai vigneti di Morsbach, dove la nostra guida ci ha fatto assaggiare un ottimo vino rosato , l’Aytaya , e fatto visitare le cantine enologiche. Thei Thein ci aveva spiegato che in questa zona , a quasi 1000 metri d’altezza , il clima è più mite, poco piovoso durante il monsone ( anche se dobbiamo dire che molte persone che sono state in Birmania durante l’estate ci hanno detto che sorprendentemente hanno trovato pochi giorni di pioggia con sporadici rovesci, sopratutto in questa zona del Paese ) e costantemente primaverile, il che ha permesso il fiorire non solo delle viti ma anche di floride coltivazioni di fiori, frutti e verdure tipicamente ” europei “. Il giorno seguente ci siamo goduti Kalaw, la più britannica delle città del centro, un crogiuolo armonico di etnie , ben 18 da quanto pare, che si ritrovano nel frenetico mercato a ridosso dell’ abitato e le limitrofe grotte santuariali di Shwe U Min, più piccole e raccolte dell’ affollata Pindaya. E finalmente ci siamo ! siamo giunti al posto che è valso, assieme a Bagan , il motivo primo del nostro viaggio , il lago Inle , luogo sacro e mistico prima che tribale , vario e a tratti surreale. Del lago non abbiamo solo goduto dei suoi angoli piu belli e conosciuti , come Ywama con il suo mercato galleggiante , i villaggi su palafitta delle etnie intha, pau e palau , i monasteri , le pagode e li orti galleggianti ma anche luoghi remoti e silenziosi , popolati da danu e akha, come Samkar, dove la fortuna ci ha fatto incontrare le ospitali e silenziose matriarche dei ” zingari delle stelle “, le affascinanti donne – giraffa, abili tessitrici e fiere custodi dei segreti del lago. Dopo tredici giorni di immersione nella Birmania più verace un volo di appena un’ ora e mezza ci ha riportato a Yangon , per regalarci le due ultime emozioni… l’incontro, con una cerimonia di benedizione a sorpresa, coi monaci del Kalewa Taywa e la sontuosa cena di gala al palazzo galleggiante del Karaweik, con lo spettacolo del balletto folklorico. La Birmania a noi si è fatta raccontare e si è lasciata svelare discreta ma orgogliosa, splendida e fiabesca … come fosse stata quella parte recondita e profonda del nostro essere che dobbiamo conoscere fino in fondo… del Myanmar proviamo gratitudine e voglia di ritornarci …. Mingalabar !
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