Ottobre 2013 Pisa-Marrakech con Marco, Anna, Piero e Stefania.
Arriviamo a Marrakech abbastanza tardi con Ryanair e tramite la Najm-car (la migliore offerta ricevuta tramite internet e senza carta di credito) noleggiamo una Kangoo spaziosa e in ottime condizioni per sei giorni, quindi verso le 19 lasciamo subito Marrakech diretti verso la riserva del Souss-Massa sotto Agadir, via autostrada. Dopo circa tre ore di viaggio arriviamo ad Agadir, proseguendo per strada normale per circa 60 km direzione Tiznit, per Belfaa, Massa e poi per Sidi Wassay, praticamente l’ingresso del parco dove finalmente, dopo non poche difficoltà con finale su sterrato, a mezzanotte arriviamo alla “maison blù” la casa di Lahcen Baha e sua moglie Elena, una ragazza di Arezzo trapiantata in Marocco, lui è una delle guide ufficiali del parco mentre lei cura la casa e gli animali assieme alla suocera. Bene, mangiamo qualcosa e poi data l’ora tarda e la stanchezza del viaggio è consigliabile andare a nanna. Ci accorgiamo subito che la sistemazione non risulta proprio essere delle migliori, io ed Anna dormiamo in salotto sui due divani in muratura talmente morbidi che la mattina seguente ci svegliamo entrambi con le ossa rotte, mentre i padroni di casa ancora dormono nella loro camera e nel loro comodo letto, evviva l’ospitalità. La cucina è attrezzata con un fornello da camping (tipo lampada) e senza frigo, per colazione latte, caffè e pane. Il posto non dice nulla, decidiamo quindi, accompagnati dalla guida di fare un giro in auto per visitare il parco fermandoci di tanto in tanto e comunque di anticipare subito dopo la partenza per altri lidi. Animali come l’Ibis eremita, fenicotteri, etc, con l’aiuto di Lahcen si vedono soltanto con l’ausilio del suo binocolo mentre ricordo bene, in precedenti viaggi, aver potuto osservare da vicino nel barrage di El Mansour vicino a Quarzazate varie qualità di fenicotteri assieme a tante altre specie di animali in quanto il sito risulta essere una tappa migratoria obbligata. Tra dune di sabbia percorriamo la pista a picco sul mare verso Sidi ‘Rbat e Tifnit, piccoli paesi di pescatori che hanno comunque un loro fascino, incastonati tra alte falesie di sabbia le quali però sono caratterizzate da consistenti erosioni che negli ultimi anni hanno causato numerosi crolli di abitazioni, evidenziando di fatto una realtà in gran parte desolante. Dopo aver fatto l’ultima escursione a piedi fronte mare sotto le pareti delle falesie decidiamo di risalire attraverso un ripido percorso tra alcune grotte dove i pescatori ripongono le loro cose, per riportare a casa la guida, salutare e quindi continuare il viaggio, convinti più che mai che quanto riportato nelle guide vada in alcuni casi attentamente valutato documentandosi anche in base ai numerosi reportage pubblicati. Quindi ripartiamo nel primo pomeriggio direzione Tiznit, proseguendo per la strada costiera verso Mirleft. Ci fermiamo un’oretta per visitare Mirleft, nulla di particolare e vista l’ora decidiamo di proseguire lungo la costa passando prima per Aglou Plage e poi fermandoci alla Plage de Lagzira pochi km. prima di Sidi Ifni. Ci fermiamo per qualche oretta fino all’imbrunire scendendo a piedi dal parcheggio sovrastante, che dire……. uno spettacolo della natura, l’oceano con le sue lunghe onde, la salsedine che ti riempie i polmoni e la foschia che per qualche istante ti annebbia la vista, colori e sfumature che si mescolano in continuazione fra di loro, sei solo con l’eco degli urli dei gabbiani, passeggiando a piedi sotto i maestosi archi di pietra mentre scende la notte e tutto sparisce, via, via per Sidi Ifni. Qui troviamo subito un alberghetto l’Hotel Suerte Loca senza lode e senza infamia, purtroppo per cena no wine e allora chiedo al titolare dove poterlo acquistare, gentilmente mi consiglia di andare al vicino hotel Bellevue, detto e fatto. Dopo cena giriamo per la piccola cittadina di origine spagnola, si nota subito dal nome delle calle, da alcuni edifici ottimi esempi di architettura stile decò, in particolare il vecchio cinema. La mattina seguente prima di partire facciamo un giro sul lungomare poi nel piccolo souk per acquistare un po’ di frutta, ma nonostante l’ora il paese risulta ancora deserto, in giro poca gente…. ma qui ci sono ancora gli spagnoli? decidiamo di ripartire. Prendiamo la prima strada costiera verso sud direzione Sidi Quarsik, bella, dritta, fronte mare, percorriamo circa una cinquantina di km, all’improvviso dopo un ponte senza alcun segnale il baratro… più niente! Allora prendiamo poco prima uno sterrato che porta al mare tra alcuni resti di abitazioni in costruzione in stato di abbandono e dopo poche centinaia di metri arriviamo su un estuario a dir poco favoloso, sabbia finissima, acque cristalline, onde del mare che entrano dentro al fiume, alcune lagune interne piene di animali, fenicotteri, anatre, intorno silenzio assoluto, in lontananza una piccola tenda tipo igloo rossa ma non c’è alcun segno di vita, mi colpisce nel contesto il suo colore. Ci godiamo in pace in silenzio ciò che ci circonda, poi decidiamo di tornare indietro di nuovo verso Sidi Ifni anche perché il livello del carburante inizia ad essere critico. Poco più avanti notiamo una pista malconcia che si inerpica sulla montagna a picco sul mare, guardando la mappa dovremmo essere vicini a Foum Assaka, dovrebbe essere quella che arriva fino a Aorera e poi a Tan Tan Plage, ma per continuare ci vorrebbe un fuoristrada; riprendiamo la vecchia strada e a metà percorso, dopo relativo rifornimento, deviazione per Guelmin passando a ridosso del forte dell’ex legione straniera Buo Jerif (per arrivarci deviazione a dx, pista sterrata per circa 6 km) raggiungendo poi la stessa Guelmin, la porta del Sahara crocevia per il sud, città che dice poco o nulla però data l’ora decidiamo di fare una sosta alfine di mettere sotto ai denti qualcosa. Dopo essere passati più volte davanti allo stesso posto di blocco della gendarmerie royale con stupore degli stessi militari,con sorpresa abbiamo scoperto cosa c’è di speciale a Guelmin o Guelmine: la Tajne sia di agneau che di boeuf! Durante il pranzo… interessante briefing sul viaggio e dopo sofferte discussioni, tutti assieme abbiamo deciso di cambiare rotta, il mare ormai ci ha stufato, quindi niente più Tan Tan Plage, niente più Tarfaya, niente più Laguna di Najla. Ringraziamo sentitamente l’oste e ripartiamo, rotta per Tagmout e pernottamento a Agadir Id Aissa nella valle d’Amtoudi, si torna all’interno… tra montagne, granai fortificati, nomadi e capre. Arriviamo comodamente nella valle d’Amtoudi nel primo pomeriggio e prendiamo alloggio presso la Gite d’Etape (www.ondiraitlesud@yahoo.fr) posta ai piedi dell’Agadir Id Aissa, sistemazione poi rivelatasi più che buona. Parlando con alcune guide locali scopriamo che questo è il luogo di partenza di molte escursioni sia a piedi che a dorso di mulo per svariati itinerari sulle montagne dell’Anti-Atlas occidentale anche per più giorni con pernottamenti tra famiglie berbere, fino in quel di Tafraoute. Piero e Stefania, bèhh… loro sono atleti, accompagnati dalla guida decidono di affrontare a piedi la montagna per visitare il granaio sovrastante, tre ore circa di cammino, lingua fuori ma ne valeva proprio la pena. Arriva la sera e sotto alla pergola di vite nel piccolo giardino della gite d’etape, questa volta con wine, per cena oltre alla solita insalata marocchina, arriva una gustosissima tajne di Kefta ossia polpette di manzo con uova, cipolle, menta, pane e pomodoro… forse c’era anche un po’ di paprika, ahhh….dimenticavo il solito cumino. Tra un bicchiere e l’altro si è fatto tardi, sotto ad una splendida luna a ridosso di un alto massiccio roccioso ci aspettano le nostre due camere, soffitti in stuoie di canne incrociate, muri in pisè e luci soffuse. Purtroppo non riesco a prendere sonno, sia per il kefta sia perché a poca distanza c’è un matrimonio di mezzo, quindi canti e tamburi a volontà fino a tarda notte, apro la porta della camera e mi ritrovo in giardino sotto uno splendido manto di stelle baciato dalla luna, il ricordo vola nel deserto quello era ancora molto più affascinante, qui fanno rabbrividire però i massicci maestosi che minacciosamente ho sopra alla testa e mi chiedo se ci saranno da dormire sonni tranquilli? Lentamente la musica cala di tono, anche loro avranno sonno o forse… più voglia d’altro, quindi decido di andarmene finalmente a letto. Noto che Anna si gira e rigira nel letto, ma cos’hai? è un po’ che mi sento pungere, per me qui ci sono le pulci! ma dai non dire sciocchezze…dormi! Parli bene tu, con il sangue cattivo che hai non ti pungono neppure le zanzare d’estate, in una palude. Bene, risparmiamo sia succo d’aglio che insetticidi! Personalmente io ho dormito bene, lei invece ha continuato a grattarsi. Ore 8 sveglia sotto uno splendido sole, esco in giardino e tutti gli altri sono da parecchio già in conferenza….Marco hai sentito le pulci? io no, ho dormito bene, voi no? no…no… poi, poi anche noi abbiamo dormito bene…..e allora….. ma di cosa state parlando! dai, dai andiamo a colazione è meglio! Terminato il rito della colazione, decidiamo di fare un’escursione a piedi tra le splendide gole passando sotto l’Agadir Aguelloui, altro bellissimo granaio fortificato ristrutturato camminando tra le rocce nell’alveo del fiume, Anna però come al solito ha pensato bene di affrontare l’impervio percorso con ai piedi un paio di scarpe tipo “ballerina” tanto poi per far tribolare tutti noi per riportarla indietro! In tarda mattinata si riparte, direzione Tafraoute passando da Tiznit rinomata per il suo souk di gioielli berberi in argento, saliamo lungo la strada del Col du Kerdous e passato di pochi km, vista l’ora decidiamo di rimettere qualcosa sotto ai denti, deviamo quindi per Boutrouch fermandoci all’Auberge con il simpatico berbero e suo figliolo e via ancora. Ancor prima di arrivare in quel di Tafraoute dopo aver passato il discusso sito delle pietre dipinte del belga Veran, prendiamo la strada a destra direzione gole di Ait Mansour, una ventina di km circa fino a Ighir. Lungo la stretta strada che costeggia il fiume un paesaggio affascinante, da entrambi i lati ci sovrastano massicci altissimi intervallati ad oasi con fitti palmeti che delimitano il percorso del fiume con un contrasto impressionante di colori e luci che ad ogni curva assume mille variazioni, tutti noi con il naso all’insù, sta arrivando il tramonto e lentamente sta scendendo la notte……che spettacolo! Si è fatto tardi, decidiamo di tornare indietro e fermarci per la notte a Tafraoute, telefoniamo alla Maison Traditionelle (ottimo b&b tutto in pisè, posto in un luogo affascinante) nel paese di Oumesnate nella valle di Ameln dove eravamo già stati durante un precedente viaggio, purtroppo non c’è posto, quindi ripieghiamo per un alberghetto in centro. La mattina seguente, breve giro per il souk e dopo aver salutato le Chapeau de Napolèon, gironzoliamo tra i paesi arroccati nella valle di Ameln all’inizio della strada che da Tafraoute porta ad Agadir ed infine in tarda mattinata tornando indietro, si prosegue verso nord direzione Taroudannt, via Igherm. Attraversiamo brulli e sconfinati altopiani a tratti mi sembra di essere in Toscana, strada dolce pressoché deserta, di tanto in tanto qualche villaggio berbero e una breve sosta per pranzare a Igherm, paese però che non dice nulla. Mentre siamo a pranzo, sentendoci parlare, si avvicina un ragazzo che con la moglie, entrambi piemontesi, un tandem a tre ruote e un treno di bagagli al seguito, da parecchie settimane sono in tour in Marocco, rimaniamo a bocca aperta! non possiamo che augurargli buon viaggio! Proseguiamo per Taroudannt, tanti dicono che sia la piccola Marrakech. Ci fermiamo qualche ora girando per il solito souk e tra le mura in terra rossa, pur già conoscendola il paragone con Marrakech ci sembra un po’ azzardato. E’ quasi sera, superstrada Taroudant-Agadir si ritorna sul mare, la nostalgia è una brutta bestia…. e mentre scende la notte, alla guida occorre fare molta attenzione in quanto i marocchini normalmente hanno il vizio di attraversare la strada senza guardare, possibilmente andare in bicicletta di notte senza luci e dulcis in fundo guidare costantemente di notte con i fari abbaglianti! ahh…..dimenticavo il clacson…..! Tra mille difficoltà dovute al traffico passiamo il centro di Agadir, la Las Vegas marocchina, hotel su hotel, casinò su casinò, night dopo night con relative file di bancomat, via, via. Percorriamo la strada a mare direzione nord e dopo una ventina di km. ci fermiamo in un piccolo paese di pescatori e surfisti, Tamrhakht. Dopo tanti tajne d’agneau et boeuf, un’ottima mangiata di pesce con wine, naturalmente nascosto sotto il tavolo, nello stesso ristorante troviamo anche un’ottima sistemazione per la notte con camere fronte mare a buon prezzo. Sveglia presto, passeggiata lungo la spiaggia tra l’arrivo di qualche barca di pescatori, tonnetti, spigole, pagelli tanti e qualche capra che passeggia indisturbata sulla spiaggia, altre sui tetti di alcune baracche e già a quell’ora alcuni ragazzi sfidano felici, con l’immancabile tavola colorata, le dolci onde dell’oceano. Dopo colazione, decidiamo di tornare indietro di pochi km. per salire verso le cascate d’Immouzzer. Strada di montagna che per lunghi tratti costeggia il fiume tra le gole e una fitta vegetazione, un susseguirsi di ristorantini che accolgono i turisti apparecchiando tavoli in acqua per un dolce pediluvio, arriviamo alle cascate ma purtroppo ahimè non vi è alcuna traccia d’acqua e ci sorprende la testardaggine dei posteggiatori marocchini che insistono nel vedere l’acqua dove questa non c’è! Scendiamo verso mare ma la strada è abbastanza lunga, finalmente arriviamo sulla costa a Tamri e con tanta gioia di Anna ci dirigiamo a nord, verso la sua Essaouira. Durante il percorso ci fermiamo più volte ad ammirare il panorama facendo alcune escursioni su piste sabbiose sopra alle falesie che sovrastano l’oceano, fermandoci poi a pranzo sul mare verso Taguent, mangiato male… meglio dimenticare, via, via, riprendiamo il viaggio. Prima di Essaouira un’ultima deviazione per Sidi Kaouki, piccolo agglomerato con una bellissima spiaggia desertica e chilometrica. Decidiamo per un caffè e con tanta curiosità scopriamo che il locale lo gestisce, assieme al marito marocchino, una signora di Verona, piccolo il mondo! Arriviamo finalmente ad Essaouira accompagnati dai suoi alisei e dalle sue piante di argan, l’antica Mogador portoghese bianca e azzurra o come qui comunemente la chiamano “Sssuira”, tra ritratti e musica di Bob Marley, Jimi Hendrix, poster passati dei festival Gnawa, mendicanti, tappeti, tessuti, gabbiani, puzza di pesce, dolcetti e olio di argan. Ormai la conosciamo bene , nonostante ti trasmetta il suo fascino difficile, dopo averla assaggiata, che tu non possa tornare. Bene, trattiamo il prezzo e come normalmente accade troviamo l’accordo al ribasso ok, riad Le Terrasse d’Essaouira, pernottamento e colazione. Poi dopo, sempre lo stesso giro, saluto sempre la stessa gente che mi vuole vendere sempre le stesse cose, dopo qualche risata mi offrono sempre lo stesso whisky marocchino alla menta, resisto, non compro nulla anche se per loro comunque la speranza è l’ultima a morire, ci salutiamo ma insistentemente ci riprovano, faccio segno …domani, ok, ok, moustache, qui come d’altronde a Marraki ormai mi chiamano così. Mattina presto, facciamo un giro per la medina, ci rendiamo subito conto che la situazione è disastrosa, la parte più antica quella a nord compreso parte della mellah ebraica è interessata da un forte degrado con alcuni edifici già parzialmente crollati e molti altri in condizioni statiche di assoluta precarietà, in alcune parti fogne a cielo aperto intasate, nessuno fa niente, in questi ultimi anni non è stato fatto alcun intervento, l’importante però è avere un bel campo da golf con dentro ville alle porte della città verso Diabat ed hotel fronte spiaggia possibilmente dotati di spa, purtroppo una realtà costantemente presente in gran parte del Marocco, ben presto parecchi siti di immenso interesse sia storico-archeologico che artistico saranno irrimediabilmente compromessi o scompariranno del tutto. Tarda mattinata, un salto al porto per vedere i pescherecci con l’arrivo del pescato, urli, gatti e gabbiani a iosa, quasi nascosti dietro alla banchina poco prima del bastione portoghese si intravedono uomini rannicchiati a pulire parte del pescato tra puzza, gatti e mendicanti che aspettano anch’essi la loro parte quotidiana e gabbiani che ti svolazzano urlando sulla testa, Stefania a causa del gradevole profumo inizia aver qualche sintomo di mal di stomaco, pertanto incoscientemente decidiamo di mangiare qualcosa in una delle tante bancarelle presenti al porto e dopo un’accesa trattativa economica, tutto sommato per pochi dhiram a cranio, ci gustiamo granseole, calamari, spigole e le immancabili e gustosissime sarde con interiora, naturalmente tutto alla griglia e accompagnato da un’ insalata con pomodori e cipolle purtroppo no wine, ma l’Anna non la freghi…nella borsa sotto al tavolo ha nascosto un buon bianco di Meknes! Bene, ancora un giretto a piedi per mandare giù le cipolle e poi via per Marrakech… domani sera si ritorna a casa. Trasferimento tranquillo per la superstrada, una, due fermate per accontentare le donne in una delle tante cooperative femminili che producono e vendono olio, creme e sapone di argan fino a Chichaoua il posto dei tappeti rossi, dopodichè inesorabilmente inizia il traffico infernale e terribilmente assordante tipico di Marrakech; finalmente consegniamo senza alcun problema l’auto in BabDoukkala, mi scappa l’occhio sul contachilometri… in sei giorni 1.800 km. non male però! A piedi entriamo dentro la medina ed iniziamo a cercare un riad per la notte, non c’è che l’imbarazzo della scelta, bussiamo a parecchi per contrattare il prezzo e più si và avanti più ci attraggono queste trattative economiche, finchè ormai stanchi ma divertiti ci arrendiamo davanti alla porta del riad Amra, accettiamo l’offerta… 35€. camera con bagno colazione compresa, ok. Il solito giro nel souk, ormai la stanchezza del viaggio si fa sentire e nessuno a voglia di fermarsi e perdere tempo a trattare per acquistare. Quindi per quest’ultima sera finalmente ci concediamo una cena tranquilla serviti e riveriti, da Donab in Bab Doukkala tra gli antiquari, nel lussuoso salone a lato della splendida piscina, ognuno di noi divertito racconta con un pizzico di nostalgia, tra un boccone e un bicchier di vino, impressioni e curiosità del viaggio appena concluso. Mercì, solito giro dans la place El Fna in allegra compagnia come sempre accade, di giocolieri, colorati portatori d’acqua, truffatori, mendicanti, incantatori di serpenti, dentisti, travestiti, cartomanti, rulli di tamburi assordanti, luci, urla e suoni, bancarelle con ogni tipo di specialità, dalle teste di capra alle lumache, brochette di tutti i tipi, pesce fritto, kefta, verdura, spremute di arance, frutta secca, ehh………. scusate, ma siete schizzati fuori da una padella puzzolente? comunque di sera la place ha il suo fascino, come la stessa Koutoubia illuminata e la particolarità è che ora “la place” non assomiglia più alla stessa piazza nella quale durante il giorno da lì sei passato, passato e ripassato, ora…..è tutta un’altra cosa! Ultimo giorno, questa sera si torna a casa. Anna e io andiamo in El Fatouaki vicino a Bab Agnaou dove solitamente acquistiamo tessuti per tende o altro, Piero e la Stefi senza meta girano per il souk alla ricerca di qualche bizzarria da comprare, per pranzo ci diamo appuntamento alla Terrasse des èpice in Sidi Abdelaziz, un ristorante sulla terrazza del souk Cherifia gestito da ragazzi marocchini dove spendendo il giusto si possono gustare prelibatezze, purtroppo no wine. Prima di tornare al riad, un altro giretto per il souk, nella place des èpice per un ultimo saluto al nostro amico marocchino che vende sapone, essenze e ossidi, notiamo che contrariamente ad altre volte non ci sono in giro le solite flotte di turisti, anche qui la crisi si fa sentire e poi Marrakech per chi la conosce bene vale un giorno, due iniziano ad essere troppi e poi il souk resta il regno dell’insistenza! Rientriamo al riad per rinfrescarci, fare i bagagli, sistemare le poche cose acquistate, ringraziamo per la sua gentilezza Karim il ragazzo del riad e ci avviamo a piedi verso la vicina moschea di Bab Doukkala alla ricerca di un grand taxi (quattro posti) perl’aeroporto, poteva infine poi mancare un ultimo stupido incontro con un petit taxi?
Ciao, alla prossima. Marco
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